Cos'è il counseling?

Enrichetta Spalletta risponde alle alle domande più frequenti sul counseling

1) Cos’è il counseling, in cosa consiste e come è nato?
2) Come e con chi lavora il counselor?
3) Quali sono i campi di applicazione?
4) Come si diventa counselor?

 

Intervistra con la dott.ssa Spalletta. Cielo TV 11 maggio 2012

 

1) Cos’è il counseling, in cosa consiste e come è nato?

Il counseling è una relazione di aiuto professionale, basata su competenze tecniche comunicative avanzate, finalizzata a facilitare l’autoconsapevolezzaorientare, motivare, sostenere e sviluppare le potenzialità e il benessere della persona in difficoltà, all’interno di un contesto interpersonale di accoglienza empatica altamente motivante.

 

Come nasce
Il counseling nasce negli USA alla fine dell’ ‘800, nel 1898 troviamo Jesse Davis quello che può essere riconosciuto come il primo counselor, nei primi anni del ‘900 Parsons. I contesti in cui inizialmente fu applicato sono stati quelli dell’orientamento, sia scolastico, sia lavorativo. In Gran Bretagna è stato utilizzato negli anni 20 -30 per l’orientamento e il sostegno di giovani con problemi di adattamento.

Si può collocare nel contesto delle scienze umane e costruisce con la sua utenza, coinvolta individualmente, in coppia o in gruppo, risposte personalizzate efficaci, grazie all’esperienza e ai dati della ricerca scientifica più aggiornata.

Il counselor si prende cura della sua utenza, nel senso insito nella parola latina dalla quale il termine ha origine: il verbo “consulere” che racchiude in sé sia l’aspetto dell’aver cura di, darsi pensiero, venire in aiuto, provvedere a,

In cosa consiste
Si tratta di una relazione nella quale il cliente è accolto, ascoltato profondamente, compreso empaticamente, assistito  e accompagnato nel fronteggiare le sue difficoltà. A fronte del problema che la persona porta il counselor la aiuta a vedere quelle risorse che la persona possiede ma che, sotto stress, al momento non riesce a vedere. Così costruisce il ponte tra la domanda della persona, le sue risorse e le disponibilità di risposta nell’ambiente.

Cerca sempre le risorse, guarda alla soluzione del problema piuttosto che solo al problema stesso. Usa la creatività sia nella ricerca di scenari alternativi, sia utilizzando le tecniche espressive e artistiche.

Tutto questo  avviene in un clima di collaborazione verso obiettivi condivisi, piena libertà e autonomia di scelta, che rende possibile il cambiamento desiderato in un processo di evoluzione del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi e propositivi.  L’oggetto dell’aiuto sono quelle che possiamo considerare le normali difficoltà della vita quotidiana che stressano i sistemi di adattamento delle persone.

Facilita l’adozione di punti di vista alternativi sulle difficoltà che permettono cambiamenti nel modo di fare e di guardare alle cose della vita, generando cambiamenti importanti e significativi anche in contesti non terapeutici.

 

2) Come e con chi lavora il counselor?

Non bisogna pensare il counselor chiuso in una stanza con il cliente, questa è solo una delle possibilità di svolgimento del counseling. Il counselor lavora molto bene in contesti di gruppo,  attiva laboratori sull’acquisizione di abilità e competenze comunicative, interpersonali, di automotivazione, o per l’apprendimento di comportamenti salutari attraverso la condivisione di esperienze (auto/mutuo-aiuto) e può svolgere la sua azione in modo itinerante, soprattutto per interventi di promozione della salute raggiunge l’utenza là dove questa si trova

Il counselor lavora in rete, in équipe, il suo ruolo è quello dell’accoglienza della domanda di aiuto, dell’eventuale invio specialistico per approfondimenti psicodiagnostici e/o terapeutici, si occupa della motivazione al processo di cambiamento. Collabora con altre figure professionali sia della salute mentale sia di altri contesti (es avvocati nel counseling per la mediazione)

La relazione di aiuto può essere mediata dalla parola, dall’espressione artistica, dal corpo, dalla natura, dagli animali, utilizzando questi contesti come fattori di potenziamento dell’efficacia del counseling a testimonianza della su profonda valenza crativa.

L’intervento di counseling è di breve durata, è definito da un contratto centrato sul raggiungimento di un obiettivo concordato con la sua utenza. Questo in genere prende un tempo che nel contesti individuali va da un minimo di 3 fino a 12, 14 incontri. Ci possono essere contratti diversi da questo quando ci sia bisogno di più tempo per aiutare la persona a trovare la motivazione per il cambiamento, così come, nel tempo, ci possono essere diversi contratti, non continuativi, su tematiche diverse.

Crea uno spazio di ascolto e riflessione dove l’individuo progetta azioni rivolte ad attivare le risorse personali e collettive. Usa la creatività e Accetta la sfida di cercare e costruire con l’utenza risposte resilienti.

 

Con chi lavora il counselor?

Con chiunque attraversi una difficoltà nella vita quotidiana, dal momentaneo disorientamento scolastico, lavorativo o esistenziale, a criticità nella comunicazione e nella relazione con i figli, nella coppia, con chi affronta una separazione o un lutto, o con chi affronta cambiamenti impegnativi e fasi di transizione, chi vive una situazione di emergenza per catastrofi e tragedie naturali o umane

In tutte queste situazioni il counselor rinforza le capacità di scelta decisionale al cambiamento aiutando la persona a concordare e raggiungere obiettivi realistici.

 

3) Quali sono i campi di applicazione?

Il counseling per le sue caratteristiche di flessibilità e di approccio dinamico investe la vita della gente in modo trasversale rispetto all’età, al ruolo esistenziale e/o professionale, risvegliando energie e attivando risorse che nutrono la resilienza personale e collettiva. Il counseling trova la sua applicazione nella vita personale in tutto il suo ciclo di evoluzione e sviluppo, dall’infanzia alla terza età, passando per la coppia, la genitorialità, la famiglia, la vita scolastica e i campi del sociale, la vita lavorativa –counseling nelle organizzazioni, le situazioni di emergenza –counseling nelle emergenze, l’alimentazione, la comunità, oppure le situazioni critiche come separazioni, divorzi o lutti.

 

 

4) Come si diventa counselor?

Con percorsi formativi professionalizzanti, che partono da un minimo di 450 ore di attività didattica, pratica esperienziale supervisionata, tirocinio e lavoro di crescita personale, la cui finalità è la profonda conoscenza delle relazioni, della comunicazione e dei sistemi umani, di ciò che crea interruzioni critiche e soprattutto di ciò che può costituire risorsa e nutrimento per restituire energia propulsiva verso il benessere.

Il percorso di counseling  è un potente fattore di innovazione trasformativa a livello sociale e culturale, e consente di passare dall’assorbimento passivo di consuetudini e modelli di condotta omologati, all’adozione di scelte di alto valore esistenziale, frutto di riflessione e pensiero critico. Costituisce una risposta altamente efficace alla complessità e alla rapidità crescente dei mutamenti socio-culturali, che facilmente rendono difficile l’adattamento delle persone.