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Counseling, Formazione, Servizi per la comunità educante

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Covid : domande e bisogni di piccoli e grandi

Perché non possiamo andare al parco?
Mamma, passerà la bua?
Ma gli altri dove sono? Anche i nonni, le maestre, gli amici sono a casa?

Queste sono alcune delle domande che la maggior parte dei genitori di bambini in età prescolare si è sentita rivolgere soprattutto nelle prime settimane di quarantena.

È innegabile che anche i più piccoli abbiano vissuto una brusca interruzione della loro quotidianità e soprattutto delle loro relazioni, e in piccoli e grandi sono emerse, più o meno prepotentemente, tante emozioni e domande.

La ricerca ci dice che l’esposizione a una situazione di stress prolungato induce naturalmente l’essere umano a reagire in diversi modi. Sia in adulti che in bambini è possibile sia stata attraversata una fase di negazione, quasi di rifiuto dell’entità di ciò che stava accadendo, a cui gradualmente ha fatto seguito l’alternarsi di frustrazione e rabbia (per il fatto di sentirsi in gabbia, per aver perso i propri spazi e la propria autonomia), di paura (del contatto, del contagio, di uscire, delle ripercussioni sul futuro…), di tristezza (per la separazione – e a volte la perdita - da persone amate, per l’incertezza verso il futuro, per l’impatto che questa situazione avrà sulle nostre vite).

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Il gioco tra 0 e 3 anni

Quando si diventa neogenitori ci si ritrova ore ed ore in casa in una situazione nuova, densa di emozioni diverse, con un piccolo che esprime i suoi bisogni fisiologici primari, il suo fondamentale bisogno di relazione e di contatto e molto presto il bisogno di essere stimolato, di esplorare e scoprire il mondo che lo circonda.

Giocare allora, tanto più per i piccolissimi (0-3 anni), non è solo intrattenimento, svago, distrazione, come a volte si può pensare, ma è lavoro, scoperta, concentrazione, sviluppo di nuove capacità e competenze.

Nel primo anno di vita le attività del bambino sono prevalentemente sensomotorie: il piccolo ha bisogno di toccare, assaporare, gustare, ascoltare, vedere, utilizzare tutti i sensi e, così facendo, sviluppa la percezione, la coordinazione occhio-mano, il movimento. Gradualmente impara a ripetere più volte un movimento o un comportamento e scopre di poter agire attivamente sull’ambiente.

Nel secondo e terzo anno inizia  ad interessarsi anche alla funzione degli oggetti (è come se si chiedesse non solo “che cos’è questo?” ma anche “che cosa posso farci con quest’oggetto?”) e gradualmente si dedica anche al gioco del far finta, così importante perché apre allo sviluppo delle abilità sociali.

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