Covid : domande e bisogni di piccoli e grandi

Perché non possiamo andare al parco?
Mamma, passerà la bua?
Ma gli altri dove sono? Anche i nonni, le maestre, gli amici sono a casa?

Queste sono alcune delle domande che la maggior parte dei genitori di bambini in età prescolare si è sentita rivolgere soprattutto nelle prime settimane di quarantena.

È innegabile che anche i più piccoli abbiano vissuto una brusca interruzione della loro quotidianità e soprattutto delle loro relazioni, e in piccoli e grandi sono emerse, più o meno prepotentemente, tante emozioni e domande.

La ricerca ci dice che l’esposizione a una situazione di stress prolungato induce naturalmente l’essere umano a reagire in diversi modi. Sia in adulti che in bambini è possibile sia stata attraversata una fase di negazione, quasi di rifiuto dell’entità di ciò che stava accadendo, a cui gradualmente ha fatto seguito l’alternarsi di frustrazione e rabbia (per il fatto di sentirsi in gabbia, per aver perso i propri spazi e la propria autonomia), di paura (del contatto, del contagio, di uscire, delle ripercussioni sul futuro…), di tristezza (per la separazione – e a volte la perdita - da persone amate, per l’incertezza verso il futuro, per l’impatto che questa situazione avrà sulle nostre vite).

Ecco che allora molti genitori in questo momento possono sentirsi preoccupati per i loro bambini, per l’impatto che questa situazione ha o avrà su di loro e per come gestire la “ripresa”, con la fase 2. Pensiamo quindi possa essere utile condividere alcune parole chiave che possano in qualche modo mettere in moto nel genitore nuove riflessioni e nuove risorse e aiutarlo a gestire i vissuti e le emozioni dei più piccoli, che necessariamente hanno bisogno di essere riconosciute e condivise dal e col genitore.

  • Ascoltare e accogliere: mettiamoci in una posizione di ascolto e osservazione, non tempestiamo i più piccoli di domande su perché si comportano in un modo, spesso davvero non lo sanno alla loro età e anzi hanno bisogno di noi adulti per comprendersi ed essere rassicurati. Anche davanti all’espressione di emozioni “negative” o di agitazione, più che lanciare messaggi che vanno a giudicare o a reprimere l’emozione, anche se con buone intenzioni (“Non si piange, non c’è bisogno di aver paura, non si urla…”), accogliamo ciò che stanno provando, proviamo a dare un nome (“Vedo che sei arrabbiato… capisco che sei spaventato…, anche a me in questi giorni capita di esserlo”) e, solo qualora la manifestazione dell’emozione non fosse funzionale, aiutiamoli a trovare dei modi più costruttivi per esprimerla (“Disegniamo la rabbia o la cosa che ti fa paura? Costruiamo l’angolo delle coccole?...).
  • Essere autentici: ad essere sinceri, siamo noi adulti per primi a provare tante emozioni difficili in questo momento; per aiutare i bambini, proviamo ad essere autentici con noi stessi, a riconoscere la nostra di fatica, ad accettare e accogliere le nostre emozioni. Questo è certamente un primo passo per poter comprendere e accogliere anche quelle dell’altro e per metterci in una posizione di condivisione e di vicinanza.
  • Proteggere: per quanto possibile evitiamo (almeno ai bambini) una sovraesposizione a immagini, notizie, numeri e spiegazioni; va bene dare informazioni di base ma non sottovalutiamo l’impatto che possono avere, non è necessario entrare nel dettaglio delle conseguenze di una pandemia con loro.
  • Giocare e giocare insieme: mai come in questo momento giocare è uno strumento prezioso, coinvolge piccoli e grandi e li fa stare nel qui e ora, la mente si concentra in un’attività semplice e concreta (disegno, attività manuali…) o può viaggiare con la finzione, andare ovunque, su navi di pirati, prati fioriti, montagne innevate e lì esprimere nel far finta, liberamente, tutte le emozioni, coinvolgere tutto il corpo, così bisognoso in questo momento di muoversi, correre, respirare.
  • Accettare i timori e le domande relative alla ripresa: è probabile che alcuni bambini, proprio come noi adulti, dovranno prendere un po’ le misure con la gestione di questa nuova fase, con l’uso eventuale della mascherina, con il percepire anche negli adulti timori e incertezze, con lo sperimentare finalmente la libertà di correre in un parco ma contemporaneamente dovendolo fare a una certa distanza dagli altri bambini. Anche in questo caso possiamo legittimare ciò che provano, è oggettivamente una situazione nuova e strana, che può farci sentire tutti titubanti, ma insieme, vicini nella relazione, potremo compiere i passi verso l’esplorazione e la sperimentazione di questo nuovo passaggio e trovare nuove forme di adattamento.

 

 

Per approfondire:

Dott.ssa Laura Gentile

Psicologa Psicoterapeuta

Esperta in psicologia perinatale e sostegno alla genitorialità

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Progetto Aiutami a fare da solo

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